20 anni di contaminazione da OGM nel settore alimentare europeo

Di Eric Meunier per Inf’OGM

Mentre la Commissione europea e le multinazionali vogliono smettere di regolamentare la maggior parte degli organismi geneticamente modificati, un articolo scientifico pubblicato a settembre fa il punto sulla contaminazione da OGM rilevata tra il 2002 e il 2023 in Europa. Conferma un dato spesso trascurato: più controlli vengono effettuati, più contaminazioni vengono rilevate. Un quadro che dimostra, come minimo, che i produttori di OGM non hanno alcun controllo sui loro prodotti.

Tre ricercatori egiziani hanno studiato la contaminazione da OGM nel settore agroalimentare europeo. Per condurre il loro studio, i cui risultati sono stati pubblicati nel settembre 2024, hanno analizzato gli allarmi registrati dal Sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi (Rapid Alert System for Food and Feed, RASFF). Questo sistema registra le segnalazioni di presenza illegale sul territorio degli Stati membri di prodotti che includono OGM. Dipende quindi dai controlli effettuati sul territorio nazionale e dalle decisioni nazionali di trasmettere le informazioni a Bruxelles.

827 segnalazioni tra il 2002 e il 2023

Queste 827 allerte hanno riguardato principalmente il settore alimentare umano, con 724 segnalazioni, mentre il settore dei mangimi animali è stato interessato da 103. I ricercatori si sono concentrati sui cinque principali prodotti individuati, che rappresentano oltre il 90% delle allerte (cfr. tabella 1). Per quanto riguarda gli alimenti per uso umano, il riso è stato di gran lunga il più interessato, con 418 allarmi, ovvero più della metà dei casi (57,73%). Il secondo prodotto più “allertato” è il lino, con il 14,64% delle segnalazioni, seguito dalla papaya (10,77%). Seguono gli integratori alimentari (5,11%) e gli enzimi (1,93%). Per quanto riguarda l’alimentazione animale, il riso è ancora una volta in pole position con il 42,72% delle segnalazioni, seguito da mais (20,39%), lino (12,62%), soia (10,68%) e cotone (8,74%). Nel caso del mais, i ricercatori spiegano che sono coinvolte due varietà transgeniche di mais, Mon88017 e DAS59122. Le varietà di cotone sono Mon15985 e Mon531.

827 segnalazioni in vent’anni significa una media di oltre quaranta segnalazioni all’anno, o poco meno di una segnalazione alla settimana. Sebbene queste segnalazioni non siano distribuite in modo lineare nel tempo, con alcuni anni che presentano picchi rispetto ad altri, il dato medio è comunque impressionante. Tanto più che è possibile che queste cifre siano una sottostima della situazione reale, che sarebbe quindi sconosciuta. I ricercatori spiegano, ad esempio, che tra il 2002 e il 2005 sono state registrate poche segnalazioni nel RASFF. A loro avviso, ciò è dovuto al fatto che all’epoca le misure di controllo erano meno rigorose o che i metodi di rilevamento erano meno “sofisticati”, cioè meno efficaci. Se il numero di casi aumenta a partire dal 2006, essi collegano questo aumento all’attuazione dei regolamenti europei adottati nel 2003 (regolamenti 1829/2003 e 1830/2003) e al sistema di identificazione univoca istituito nel 2004, che “ha stabilito un quadro armonizzato (…) per la tracciabilità degli OGM in Europa“. In poche parole, per questi ricercatori, il numero di casi di OGM presenti illegalmente sul territorio europeo è legato ai mezzi che il mondo politico ha deciso di mettere in atto per individuarli e tracciarli.

Tabella 1: I cinque prodotti più frequentemente rilevati

Alimentazione umanaMangimi per animali
Il riso57,73 %Il riso42,72 %
Lino14,64 %Mais20,39 %
Papaya10,77 %Lino12,62 %
Integratori alimentari5,11 %Soia10,68 %
Enzimi (cibo)1,93 %Cotone8,74 %

Pochi paesi contaminano l’UE

Per quanto riguarda l’alimentazione umana, la Cina da sola è il Paese di origine del 35% delle allerte emesse in Europa tra il 2002 e il 2023. Ciò è dovuto all’elevato numero di allarmi riguardanti il riso geneticamente modificato presente illegalmente in Europa dal 2001. Seguono gli Stati Uniti con il 20% dei casi. Più lontano, la Thailandia rappresenta l’8% dei casi, in particolare per quanto riguarda la papaya GM, seguita dal Canada (7,7%) e dal Belgio (4,3%). Questi cinque Paesi rappresentano da soli il Paese di origine del 75% delle allerte registrate dal RASFF per gli alimenti destinati all’uomo (vedi tabella 2).

Per quanto riguarda i mangimi, i Paesi di origine variano leggermente, anche se tra loro rappresentano l’85% delle allerte. Questa volta il Paese più importante sono gli Stati Uniti, con il 36%, seguiti da vicino dalla Cina con il 31%. Belgio (8,7%), Costa d’Avorio (5,8%) e Germania (3,88%) completano la top five dei Paesi di origine delle allerte.

Tabella 2: I cinque paesi più “contaminanti”

Alimentazione umanaMangimi per animali
Cina35,08 %Stati Uniti35,92 %
Stati Uniti20,30 %Cina31,07 %
Thailandia8,01 %Belgio8,74 %
Canada7,73 %Costa d’Avorio5,83 %
Belgio4,28 %Germania3,88 %

I ricercatori non offrono molte spiegazioni sul perché siano questi i Paesi più “contaminanti”. Si limitano a notare che l’elevato numero di allarmi OGM provenienti dalla Cina e dagli Stati Uniti, in cima alla classifica, potrebbe essere dovuto alle “differenze tra gli standard normativi” di questi Paesi e quelli dell’Unione Europea. Un’altra ragione addotta è “il rigore dei meccanismi di applicazione dell’UE“. Nel caso degli Stati Uniti, ad esempio, l’Unione Europea ha introdotto nel 2006 delle misure per far fronte alla contaminazione da riso LL601, coltivato all’epoca in via sperimentale negli Stati Uniti e ritrovato in Europa. Secondo i ricercatori, queste misure “richiedevano che tutti i lotti di prodotti importati dagli Stati Uniti fossero ritestati“, il che spiega il motivo del maggior numero di allerte per questo Paese rispetto ad altri. Lo stesso vale per le misure adottate a partire dal 2008 per i prodotti a base di riso importati dalla Cina, a causa della contaminazione rilevata da riso geneticamente modificato.

I paesi europei con più allarmi lanciati

Un’ultima informazione dettagliata dai ricercatori riguarda i Paesi europei dietro le allerte registrate nel RASFF. Secondo questo dettaglio, cinque Paesi condividono quasi il 60% delle allerte, sia per gli alimenti che per i mangimi (vedi tabella 3).

Nel settore alimentare, la Germania è responsabile del 28% delle segnalazioni. Seguono Austria (9,5%), Regno Unito (9,4%), Francia (6,9%) e Paesi Bassi (6,5%). Nel settore dei mangimi, la Germania è nuovamente responsabile del 19,5%, seguita da Spagna (13,6%), Belgio (11,6%), Italia (8,7%) e Cipro (5,8%).

Per i ricercatori, il numero di allerte emesse da questi Paesi può essere spiegato da due fattori. Il primo è ovviamente il volume delle importazioni effettuate da questi Paesi. Il secondo è “l’efficacia dei loro sistemi nazionali di sorveglianza alimentare“. La posizione di leader della Germania in termini di numero di allerte emesse si spiega con il suo “quadro normativo rigoroso e il sistema di gestione proattivo“.

Tabella 3: I cinque paesi con maggior numero di allarmi

Alimentazione umanaMangimi per animali
Germania27,49 %Germania19,42 %
Austria9,53 %Spagna13,59 %
Regno Unito9,39 %Belgio11,65 %
Francia6,91 %Italia8,74 %
Paesi Bassi6,49 %Cipro5,83 %

Che si parli dei prodotti individuati, dei Paesi di origine della contaminazione o dei Paesi all’origine degli allarmi, la lezione di questa analisi è la stessa. Più rigorosi sono i controlli, più alto è il numero di casi di contaminazione. Il numero totale di 827 segnalazioni di prodotti illegalmente presenti nella filiera agroalimentare europea è quindi un numero minimo e non esaustivo dei casi di effettiva contaminazione. I ricercatori concludono che “questi risultati rafforzano la necessità di un’azione normativa per impedire l’ingresso sul mercato di OGM non autorizzati”. Sono anche a favore delle politiche europee, in quanto “rafforzano la necessità di tracciabilità ed etichettatura e la necessità di promuovere la cooperazione internazionale“. In queste condizioni, e in un momento in cui la Commissione europea sta affrontando una certa reticenza da parte del Consiglio dell’Unione europea sulla sua proposta di deregolamentare un gran numero di OGM, interessarsi allo stato di contaminazione degli OGM in Europa getta una luce diversa su questo dibattito. La proposta della Commissione europea si basa su una fiducia quasi cieca nelle multinazionali, con le autorità pubbliche private di (quasi) ogni mezzo di controllo. Ma le multinazionali controllano davvero i loro prodotti? Questi casi di contaminazione dimostrano che non è così.