OGM nascosti. Il falso dibattito e le vere ragioni di una nuova alleanza: chi ci guadagna?

15 Novembre 2019

Appello alla mobilitazione

Qualcosa si nuovo si muove in Coldiretti: dopo anni di sacrosanta opposizione agli OGM arriva un dietrofront operato dal nuovo presidente Ettore Prandini, che comunica a mezzo stampa e nei talk show il più grande cambio di politiche dell’organizzazione degli ultimi decenni, senza però che ve ne sia traccia sul sito ufficiale dell’organizzazione. La posizione di Coldiretti in appoggio ai nuovi OGM (i prodotti ottenuti con le NBT, New Breeding Techniques) si allinea a quella di CIA e Confagricoltura.

Ma quali sono le argomentazioni addotte? Se fino ad ora la tutela della specificità agroalimentare italiana era alla base dell’opposizione alla coltivazione di OGM, da oggi in avanti secondo Prandini non solo accettare, ma anche investire nelle NBT sarebbe l’unico modo per far sopravvivere il settore agricolo nazionale.

È noto e documentato, dopo 20 anni di studi, che gli OGM non sono in grado di determinare un maggior reddito al produttore agricolo perché influiscono poco o nulla sulle rese operative e su quelle intrinseche delle colture1, ma che anzi portano con sé un pesante aggravio dei costi e ulteriori strumenti  di controllo dei fattori produttivi che diminuiscono l’autonomia contadina. Anche le promesse di una diminuzione dell’uso di pesticidi e di una maggior sostenibilità ambientale delle colture OGM sono state ampiamente smentite dall’insorgere di resistenze, rappresentate da patogeni e erbe infestanti sempre più aggressivi. Nulla lascia presupporre che queste criticità verranno superate con l’arrivo delle nuove tecnologie NBT, la cui continua evoluzione e i cui risultati sono dominati da effetti indesiderati (“off target”) sistematicamente ignorati e minimizzati dalla ricerca.

La vera specificità italiana è quella di aver sviluppato un’agricoltura libera da OGM. Le conseguenze economiche e sociali delle contaminazioni da prodotti ottenuti da NBT sarebbero enormi non solo per l’agricoltura biologica, ma anche per quella convenzionale. In un contesto come quello italiano -dove il rifiuto delle manipolazioni genetiche da parte dei consumatori rimane estremamente alto – le responsabilità che la ministra Bellanova e le organizzazioni agricole maggioritarie vorrebbero assumersi sono molto gravi: rischiare di vedere l’intera produzione agricola nazionale contrassegnata dall’etichetta “potrebbe contenere OGM” oppure nascondere ai consumatori questa eventualità. Quale sarebbe il danno economico per le nostre esportazioni, ad esempio, di vino?

È questa una valida strategia per dare impulso all’agroalimentare italiano, al contrario da sempre contraddistinto dalla grande ricchezza e biodiversità di produzioni tipiche e locali, custodite dalle piccole aziende contadine?

Con l’invio della lettera in allegato abbiamo invitato la ministra Bellanova, il sottosegretario L’Abbate e le autorità del Governo a tenere conto e a rispettare la sentenza della Corte di Giustizia Europea del 25 luglio 2018 che sancisce l’obbligo di applicare la legislazione vigente in materia di OGM a tutti gli organismi ottenuti con le NBT.

Ci sembrano futili i tentativi fatti fin qui per spiegare la bontà dei prodotti NBT attraverso i proclami di scienziati che vivono di queste tecniche e dei brevetti industriali che ne derivano. La questione in fondo è semplice: se questi prodotti garantiscono effettivamente risultati positivi, perché continuare a tentare di nasconderne la vera natura all’opinione pubblica rifiutando di classificarli come OGM secondo la normativa vigente, a livello nazionale ed europeo?

Riteniamo inaccettabile che i rappresentanti del Governo italiano siano tra i promotori a livello europeo di una deregolamentazione degli OGM che mira ad aggirare la normativa vigente senza ricorrere alla discussione parlamentare. Invitiamo non solo a tenere conto della legislazione superiore e dei trattati internazionali come il Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza, ma anche a dare piena attuazione alla legge sementiera nazionale e alle sue prescrizioni per la valutazione del rischio per l’agrobiodiversità, i sistemi agrari e la filiera agroalimentare relativamente al rilascio nell’ambiente di OGM e alla circolazione di sementi o altro materiale di moltiplicazione.

ARI, indirizzando questa comunicazione ai rappresentanti del Governo insieme al Centro Internazionale Crocevia, lancia un appello di mobilitazione urgente alle organizzazioni contadine, alle associazioni ambientaliste, alle reti per il consumo consapevole e all’intera società civile. La battaglia contro la deregolamentazione degli OGM necessita che un ampio fronte sociale si attivi fin da subito sul piano politico e dell’informazione: l’Associazione Rurale Italiana raccoglie adesioni e manifestazioni di interesse per rinforzare lo stato di mobilitazione permanente contro le NBT.

1 Gurian-Sherman D. (2009). Failure to yield. Evaluating the Per-formance of Genetically Enginee-red Crops. Union of Concerned Scientists (US)

Per informazioni e adesioni: info@assorurale.it

ARI Associazione Rurale Italiana : Antonio Onorati – 340 8219456 Pier Francesco Pandolfi de Rinaldis – 349 6282963

Crocevia : Stefano Mori – s.mori@croceviaterra.it Mauro Conti – m.conti@croceviaterra.it