Dopo più di vent’anni, siamo tornati al punto di partenza. L’Italia sta per diventare teatro della prima sperimentazione in campo di nuovi OGM ottenuti da New Genomic Techniques (NGT), dopo che il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha approvato i test richiesti dall’Università di Milano su un riso modificato per resistere a un patogeno fungino. L’ok del MASE arriva dopo che lo scorso anno, il decreto siccità ha eliminato l’obbligo di valutare l’impatto sui sistemi agrari e la filiera agroalimentare dell’emissione deliberata di OGM sul territorio.
La richiesta, firmata dalla professoressa Francesca Vittoria Brambilla, è stata inoltrata a gennaio. Il parere dell’Ispra, pubblicato ieri insieme all’autorizzazione del Ministero, è datato invece 28 febbraio. Tutto a posto, dicono dall’Istituto di protezione e ricerca ambientale. I rischi sono trascurabili, sostengono, dal momento che la sperimentazione si dovrebbe svolgere su una parcella di terreno di 28 metri quadri, circondata da un’area buffer di 400, in una risaia di 500 ettari.
L’area si trova a Mezzana Bigli, un comune di appena un migliaio di abitanti tra Alessandria e Pavia, nella zona della Lomellina. Qui la coltivazione industriale del riso è particolarmente sviluppata, e l’azienda che ospiterà la sperimentazione appartiene a uno che di latifondo se ne intende. È Federico Radice Fossati Confalonieri, fratello del conte Carlo. Radice Fossati è un nome importante da quelle parti: identifica generazioni di conti milanesi con il “naso” per il business del mattone. In Lomellina hanno ancora la Cascina Erbatici, trasformata in maxi agriturismo di lusso. Lo stesso Federico Radice Fossati è stato presidente di Confagricoltura Pavia e nella sua azienda agricola produce riso, mais, pomodoro e ha un allevamento di suini con impianto di biogas. Ha fondato ed è vice presidente di due società di trasformazione alimentare, ma anche socio dell’Accademia dei Georgofili. Una vita – letteralmente – tra le stalle e le stelle.
Questa storia in qualche modo intreccia quella dell’Università di Milano, dal momento che nei terreni del dottor Federico presto verranno interrate 200 piantine di riso geneticamente modificato con una delle nuove tecniche di editing genomico, la CRISPR/Cas9. Il team della professoressa Brambilla ha “spento” tre geni di questa varietà, che secondo le promesse dovrebbero renderla resistente al brusone, un fungo che attacca il riso.
No ai brevetti e alla biopirateria
La rassicurazione dell’Ispra sulle misure per evitare la contaminazione lascia il tempo che trova, per noi. Quello che registriamo è un altro passo avanti della santa alleanza fra scienza, agroindustria e istituzioni, che nulla ha a che vedere con l’agroecologia, le esigenze della produzione su piccola scala e i diritti dei contadini alla conservazione, riproduzione, scambio e vendita delle proprie sementi. I prodotti brevettati sviluppati con le NGT sono infatti né più né meno che la stampella di un modello agricolo che non funziona, non ha mai funzionato e ha distrutto gli ecosistemi a tempo di record.
Mentre le prime piante OGM tornano nei nostri campi dopo venticinque anni di battaglie per un altro modo di produrre il cibo, torna quindi il fantasma della biocontaminazione e della biopirateria. Il processo normativo che il governo sta portando avanti insieme alle istituzioni europee, prevede infatti la deregolamentazione totale dei nuovi OGM, che rischiano di essere non più tracciati, etichettati e testati adeguatamente per i vari rischi che possono comportare.
Noi non ci stiamo. E insieme a tante altre organizzazioni e movimenti, da aprile ci mobilitiamo per fermare questa deriva. Facciamolo insieme, a partire dai nostri territori. Per fermare i gruppi di interesse che vogliono mettere il destino dell’agricoltura e della sicurezza alimentare in mano a imprese multinazionali e scienziati che sembrano avere interessi incompatibili con quelli dei piccoli contadini.