Come prendere in giro i contadini e i consumatori. Non è solo politica, è anche dolore e pena.

Roma, 25 novembre 2019

COMUNICATO STAMPA – CENTRO INTERNAZIONALE CROCEVIA

Il veto di alcuni grandi paesi, come Stati Uniti e Unione Europea, su decisioni che coinvolgono i diritti umani, come il diritto ad una nutrizione diversificata e salutare, sta distruggendo la natura stessa del multilateralismo. Alcune domande ci sorgono spontanee: quali sono gli obbiettivi di questi paesi imperiali?  Perché il loro piano rappresenta un problema di democrazia?

Le risposte sembrano tutte portare alla luce la volontà, di questi paesi, di costruire un mondo a misura di imprese, dove la regola del profitto viene sostenuta con la violenza di chi lo rappresenta e lo difende. Le imprese – per nostra esperienza specialmente quelle sementiere, ma non solo – hanno un assoluto bisogno di politiche pubbliche (cioè “regole”, “leggi” e “soldi”) per continuare a dominare il mercato, produrre profitti e inventare “narrazioni” che riscrivono il mondo che ci circonda, affondando definitivamente la realtà delle donne e degli uomini che lavorano nei campi.

In questo contesto, le violenze sono così diffuse che si riscontrano anche quando è necessaria una presa di decisione per modificare un testo di un accordo sovranazionale[1]. Le discussioni si svolgono dietro porte chiuse e partecipano solo gruppi ristrettissimi dalla composizione ambigua: due delegati per il Nord America, due per l’Africa. In questo contesto, come si può pretendere di prendere decisioni tali che siano vantaggiose per tutti i paesi? Parlare di equilibrio regionale, significa valorizzare le diversità e la rappresentatività di ogni regione. In un sistema multilaterale non è accettabile che il peso di una regione come l’Africa che comprende più di 50 Stati sia comparabile al peso del Nord America che ne ha due. Inoltre, in Africa vivono un miliardo di persone quasi il doppio rispetto all’America del Nord e le percentuali di quelle che soffrono la fame sono le più alte al mondo. Questo meccanismo appare come un insulto all’intelligenza e come una chiara manipolazione operata dai difensori della democrazia e la libertà. Non si può non vedere la violenza pura di questi meccanismi!

E che dire di chi ci rappresenta in seno alla delegazione dei paesi dell’Unione Europea? Continuano a ripetere falsità scientifiche per poter distorcere la realtà e l’applicazione delle politiche. La bufala più comune ora è che le informazioni genetiche tratte dalle sementi non sono da considerare come le sementi stesse e quindi non vanno sottoposte alle stesse leggi e regole. Tutti, ma proprio tutti, sanno che la mappatura genetica deve partire da una semente (il cosiddetto “materiale biologico”), senza la quale non ci sarebbero né dati genetici né informazioni da digitalizzare. Gli Stati europei, supportati dai soliti sospetti, negano l’evidenza assassinando così la correttezza politica ed i diritti umani fondamentali.

Il tono solitamente usato suona così: “zitti voi …. che non capite”. Oppure: “i contadini chi sono? Non esiste una definizione di piccolo agricoltore”. O ancora: “non possiamo parlare di piccole aziende agricole perché non c’è una definizione, quindi tutti gli agricoltori sono uguali… “. Queste persone che pretendono di parlare nel nome della nostra comunità europea e italiana odiano i poveri, odiano i contadini, odiano chi vanta diritti che loro vogliono negare. Una mitologia gli formatta la vita: quella dell’”impresa” e della crescita. Il profitto come bene ultimo dell’umanità.

Tutti noi vorremmo avere le risposte necessarie. Forse dovremmo mandare questa banda di colonialisti a lavorare nei campi. A raccogliere i broccoletti a gennaio con il gelo che ti morde le mani, a pulire le stalle, a sollevare sacchi di grano o a respirare polvere e fatica in luglio o dentro una serra a 50 gradi in agosto.

Se questi approcci continueranno e non si ritroverà lo spirito di cooperazione, di multilateralismo e di buona politica, le ripercussioni sulle nostre future generazioni saranno molto pesanti e si ritroveranno con una varietà di alimenti davvero limitata che andrà a influenzare la salute, gli stili di vita e le pratiche contadine. Verrà intaccata la tanto osannata produzione di alimenti “made in Italy”.

Quando parliamo di future generazioni, non parliamo di un futuro intoccabile. Se la ricerca forsennata per la “crescita” economica del Paese non affronterà una riflessione profonda sulle trasformazioni sistemiche da adottare, nel giro di 30 anni rischiamo di rimanere con pochissimi alimenti a disposizione e tutti provenienti da processi industriali. Quando non ci sarà più materiale fisico – le sementi – per produrre e glorificare il nostro amato “made in Italy”, sarà troppo tardi per difenderlo.

Crocevia continuerà a sostenere i contadini italiani, europei e di tutto il mondo contro l’arroganza e la violenza protratta in tutti i livelli e in tutte le situazioni. Ma non tollereremo più il modo con il quale chi ci rappresenta, racconta falsità e tratta una parte dei propri cittadini come ignoranti, davanti a tutto il mondo.


[1] E’ evidente come il controllo del processo decisionale da parte dei paesi imperiali, porti ad un colonialismo velato (e nemmeno tanto) sul peso che uno o l’altro Stato ha nel sistema multilaterale. Per approfondimenti: https://www.croceviaterra.it/diritti-dei-contadini-alle-sementi/fallimento-multilateralismo-trattato-sementi/

A questo link è possibile scaricare il formato pdf del comunicato stampa.

Per informazioni:

  • Stefano Mori – s.mori@croceviaterra.it
  • Mauro Conti – m.conti@croceviaterra.it