Covid-19. L’economia contadina e l’impatto che verrà

COMUNICATO STAMPA – ARI, Associazione Rurale Italiana

5 maggio 2020

Cosa fare per tutelare l’agricoltura contadina nel post-emergenza

La situazione senza precedenti nel mezzo della crisi per il Covid 19 dà segnali di un prevedibile grande shock economico dalle molteplici dimensioni che dovrebbe durare almeno fino alla metà del 2021.

Se queste sono le analisi europee, è necessario già da ora avviare misure con carattere strategico, che non siano cioè solo risposte puntuali alle crisi di alcuni comparti del sistema agroalimentare italiano – crisi peraltro spesso più annunciate che effettive. Occorre quindi fare delle scelte e stabilire priorità e efficacia delle misure proposte tenendo conto di quanto già deciso a livello europeo e dei finanziamenti già predisposti, come quelli dei provvedimenti relativi ad ammassi e deroghe per i prodotti dal latte, per le patate e per i settori vitivinicolo e dell’ortofrutta. La Commissione europea, inoltre, discute di aggiungere altre misure su pressione delle grandi organizzazioni agricole e dell’agroindustria: il riconoscimento dello stato di crisi anche per il comparto suinicolo e per i vitelli oltre che ulteriori misure a sostegno per latte, bovini, vino, olio di oliva e florovivaismo.

Come si evince dal nostro documento di analisi, risulta evidente che non è di utilità alcuna intervenire in termini generici su comparti che per loro natura hanno dimensioni economiche estremamente diversificate. Inoltre, l’insistenza data ad alcuni settori che soffrirebbero più di altri dell’impatto del Covid 19 risulta scarsamente documentata negli atti del governo. In particolare:

  • La crisi delle esportazioni agricole ed alimentari – che riguarda un numero ristretto di imprese – è tale solo se confrontata con i risultati brillanti del 2019. Inoltre l’export italiano già riceve sostanziosi sostegni pubblici sia diretti che indiretti (sistema fieristico ed espositivo).
  • La crisi del comparto carni. Considerando il numero ristrettissimo di  imprese che dominano questa filiera e visti i dati degli andamenti globali di tale mercato che non denotano a tutt’oggi fenomeni di crisi strutturali drammatiche ma solo normale volatilità (se del caso), queste hanno già ottenuto vantaggi da interventi della UE.
  • Considerando che le misure di confinamento fin qui adottate hanno garantito un vantaggio aggiuntivo alla GDO e alle centrali d’acquisto, tradotto in ottimi risultati economici e nell’incremento dei consumi di alimenti trasformati o molto trasformati (si vedano e analisi ISMEA), è inaccettabile rafforzare ulteriormente il sostegno ai contratti di filiera. Le risorse e le premialità previste dalle disposizioni del MIPAF vanno indirizzate al sostegno dei mercati territoriali (mercati contadini, filiera corta, reti di distribuzione di prodotti agricoli freschi o trasformati in azienda agricola, mercati all’aperto, consegne a domicilio) con un alleggerimento delle misure fiscali e delle procedure amministrative relative alle aziende agricole che vi operano.

Tenendo conto della natura plurale delle agricolture italiane e della radicata, strutturata e storica presenza dell’agricoltura contadina –da non confondere con attività legittime ma a carattere amatoriale, come orti o altre forme di coltivazioni– che da sola vale un quarto almeno del valore della produzione agricola nazionale, è assolutamente necessario rivolgere l’attenzione a questo milione di aziende agricole di piccola o media dimensione, decentrate in tutto il paese che hanno contributo in modo autorganizzato ad approvvigionare le mense degli italiani a prezzi convenienti con cibi di qualità e senza nessun sostegno strutturale (solo la cifra più che simbolica di 600 €). Un esempio calzante di sostegno a filiere tradizionali è quello dell’allevamento ovicaprino, che soffre particolarmente nel settore della carne per il calo dei prezzi: una maggiore attenzione alla produzione e alla commercializzazione territoriale, implementando ad esempio macelli di prossimità, avrebbe importanti riscontri sul reddito e la sopravvivenza aziendale. Chiediamo pertanto che il Governo:

  • Provveda all’applicazione immediata delle misure sin qui adottate a livello comunitario ed in particolare provveda ai pagamenti in via proprietaria (primo e secondo pilastro) alle aziende che godono di un premio unico inferiore ai 50.000€
  • Eviti ulteriori finanziamenti ai comparti che già godono di misure supplementari finanziarie da parte dell’UE e che dedichi le risorse supplementari nazionali ed il recupero di fondi comunitari non spesi al sostegno di aziende agricole – di qualunque comparto – con una dimensione economica limitata ad un fatturato non superiore ai 50.000€ o che godano di un premio unico non superiore a 50.000€, modificando le misure già emanate dal governo (credito agevolato pari al 25% del fatturato) concedendo a queste aziende credito a tasso zero pari al 90% del fatturato o del premio unico, con un minimo credito non inferiore ai 20.000€ per consentire gli investimenti che sono stati cancellati a causa della crisi e della pressione al ribasso sui prezzi dei prodotti aziendali, evitando così la scomparsa di queste aziende. È necessario inoltre eliminare la commissione ISMEA dello 0,75% sui nuovi mutui agricoli, che già si somma all’imposta sostitutiva.
  • Provveda al rapido pagamento dei residui fondi della PAC, in particolare quelli relativi al “biologico” per il 2019 (in molte regioni non sono ancora stati saldati).
  • Provveda ad ottenere dalle banche una effettiva rinegoziazione delle esposizioni debitorie così come dei mutui, in particolare quelli inferiori a 100.000€, poiché al momento queste forme di modesta entità continuano ad essere gravati dagli stessi tassi precedenti alla pandemia.
  • Provveda a sanare le necessità del lavoro agricolo e bracciantile. Nel dibattito sulle regolarizzazioni e sulla mancanza di lavoratori stagionali continua a mancare un’analisi critica delle condizioni salariali e del lavoro, se è vero che, come sottolineato da alcuni attori sindacali, “in Italia al lavoro agricolo non mancano braccia, ma diritti”. Priorità assolute in questa fase dovrebbero essere: a) lavorare di concerto con le Regioni verso la sanatoria e la regolarizzazione di tutti i migranti presenti nelle campagne al fine di permetterne l’accesso al lavoro regolare e ai diritti sanitari, di alloggio e di sopravvivenza di base, comprese residenze virtuali e buoni alimentari e b) garantire l’applicazione di regolari contratti. I cosiddetti voucher agricoli devono essere utilizzati esclusivamente per i casi già previsti per legge, ovvero a favore di pensionati, studenti e disoccupati per un tetto massimo di 5mila euro annui ad azienda. Occorre inoltre garantire un monitoraggio efficace delle condizioni di lavoro e della formazione/informazione dei lavoratori in materia di sicurezza e sanità.

In definitiva ARI continua a lavorare per la sopravvivenza di modelli agricoli resilienti, alternativi ai modelli agroindustriali, che pur essendo maggioritari in Italia, soffrono di una cronica mancanza di riconoscimento e tutele. Il gran numero e l’eterogeneità delle molte iniziative di autorganizzazione locali che abbiamo mappato indicano che i processi di costruzione di mercati alternativi locali vanno avanti grazie agli sforzi dal basso, vedendo rafforzate le alleanze con un piccolo ma importante segmento di consumatori consapevoli nel quasi totale disinteresse delle Regioni.

Oggi più che mai appare evidente la necessità e l’urgenza dell’adozione di una legge per l’agricoltura contadina, che continua a dimostrare grande resilienza ma che è indubbiamente fiaccata dalle difficoltà di tenuta economica e dal disinteressamento della politica. Riteniamo di primaria importanza estendere a tutte le produttrici e i produttori, non solo quelli che hanno un accesso privilegiato ai mercati delle grandi città, forme di tutela che possano permettere la loro sopravvivenza, nonché risorse e semplificazioni burocratiche che incentivino la creazione di reti di commercializzazione territoriale, l’unico vero “made in Italy” di cui beneficiano produttori, consumatori e il territorio in cui essi vivono.

Per informazioni:

Fabrizio Garbarino, Presidente ARI: +39 347 156 46 05

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