Il Gruppo di lavoro sulla Biodiversità agricola dell’IPC, facilitato da Crocevia partecipa alla riunione dell’organo direttivo del Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura (ITPGRFA) per continuare a lottare in difesa dei diritti degli agricoltori sulle loro sementi. La riunione si tiene a Nuova Delhi, in India, dal 17 al 24 settembre.
Siamo nella capitale indiana con una delegazione di 15 membri di diverse organizzazioni aderenti all’IPC e con il supporto di alcune ONG come FIAN International e l’African Centre for Biodiversity. Con noi anche una folta delegazione di rappresentanti degli agricoltori indiani, che rafforzano la nostra partecipazione collegandosi ai problemi in corso in India, esplosi con lo storico sciopero di un anno fa che ha portato in piazza 250 milioni di persone.
Il nostro obiettivo è quello di spingere per una interpretazione vincolante del Trattato, così che i governi debbano attuare pienamente le sue disposizioni a livello nazionale. Sono quasi 6 anni che seguiamo il lavoro sull’attuazione dei diritti degli agricoltori previsti dall’articolo 9 del Trattato ed è tempo di vedere i risultati. Dobbiamo pretendere che venga messa fine alla biopirateria del settore privato, che utilizza le informazioni genetiche senza compensare le comunità locali che sviluppano varietà vegetali in autonomia che poi vengono sfruttate e appropriate dalle imprese che ne fanno prodotti coperti da diritti di proprietà intellettuale. Questa pratica non deve essere istituzionalizzata escludendo il sistema Digital Sequence Information (DSI) dalle disposizioni dell’ITPGRFA.
Il DSI è una tecnica che renderà disponibili le informazioni sui semi in formato digitale. La questione sembra tecnica ma è incredibilmente dirimente. Per questo è al centro della discussione oggi, perché tutte le norme e articoli del Trattato si applicano (per il momento) solo alle risorse fisiche. Ciò significa che se i governi decidono che le regole per l’accesso alle sementi si applicano solo alle risorse fisiche, sarà facile per le imprese utilizzare le informazioni digitali sulle sementi senza alcuna limitazione. Se passa questa interpretazione, l’intera esistenza del Trattato sarà a rischio.
Dobbiamo difendere con tutte le forze il diritto dei contadini di seminare, riseminare, scambiare e vendere i propri semi e piegare la tecnologia alle politiche di protezione e rispetto dei diritti che abbiamo contribuito a creare.
La seconda importante lotta che affronteremo in India è l’implementazione del Sistema Multilaterale delle Sementi. Il Sistema Multilaterale è la piattaforma che permette lo scambio di semi tra le banche del germoplasma e che consente l’accesso ai semi da parte della ricerca e dell’industria solo a determinate condizioni e con la promessa (perché non c’è ancora un vincolo specifico, ma è una disposizione volontaria) di remunerare questo accesso finanziando un Fondo di condivisione dei benefici. Questo strumento dovrebbe rispondere a un principio di equità, richiedendo alle aziende di compensare i veri creatori delle varietà vegetali – i contadini e i Popoli Indigeni – quando prendono e usano a fini commerciali le loro risorse genetiche.
Le banche del germoplasma per il momento contengono solo semi fisici, ma la DSI renderà presto possibile l’accesso e l’uso delle informazioni genetiche digitali.
Dovremo assicurarci, dunque, che anche le informazioni genetiche delle sementi nell’ambito dei sistemi multilaterali seguano le stesse regole delle sementi fisiche, per evitare la biopirateria da parte delle industrie sementiere.
La missione di Crocevia in India è quindi fondamentale per facilitare la presenza e l’advocacy dei movimenti contadini da tanti paesi del mondo, offrendo loro supporto tecnico e opportunità di connessione con i governi.