Il fallimento del multilateralismo all’Organo direttivo del Trattato Internazionale sulle Sementi

Foto di IISD/ENB | Mike Muzurakis

Come si nutriranno le nostre future generazioni?

Dall’11 al 16 novembre presso la FAO si è svolta l’ottava riunione dell’Organo direttivo del Trattato Internazionale sulle Risorse Fitogenetiche per l’Alimentazione e l’Agricoltura. Le aspettative per il risultato delle negoziazioni così come la posta in gioco per il futuro delle sementi erano molto alte, come non lo sono mai state negli ultimi 15 anni, ossia da quando il Trattato è stato ratificato.

È alquanto paradossale che, nell’anno del suo quindicesimo anniversario, l’unico Trattato che riconosce i diritti dei contadini sulle sementi rischia di collassare. I temi in discussione erano:

  • la condivisione dei benefici dall’uso delle risorse genetiche;
  • la compensazione economica necessaria non solo per il seme ma anche per le informazioni genetiche di cui è portatore nell’era della digitalizzazione (DSI, Digital Sequence Information).

Si tratta di temi che, da almeno 6 anni, non sono stati discussi per volontà politica dei Paesi industrializzati, i quali hanno audacemente ritardato le decisioni, fino ad arrivare ad ora, un momento in cui non potevano più essere rimandate.

L’Organo direttivo si è aperto con una platea di rappresentanti di Stati nazionali, organizzazioni internazionali, industrie sementiere, società civile, organizzazioni di contadini e popoli indigeni, come non si vedeva da tanto tempo. Per sigillare l’importanza dell’evento, la nostra Ministra italiana per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Teresa Bellanova ha partecipato all’inaugurazione dei lavori, insieme – fra gli altri – a Christine Dawson, Presidente della sessione dell’Organo direttivo e al Ministro indiano dell’Agricoltura, Narendra Singh Tomar, il quale ospiterà il prossimo Organo direttivo nel 2021.

Le buone decisioni prese alla riunione dell’Organo direttivo nel 2017 – come la nascita del gruppo di esperti su Diritti degli Agricoltori e la continuazione con previsione di finalizzazione del gruppo di lavoro sul Sistema Multilaterale – non sono state seguite da stimolanti discussioni durante i lavori intersessionali.

Il gruppo di lavoro sui Diritti degli Agricoltori si è riunito due volte, ma non ha portato risultati efficaci e non ha nemmeno finito il compito che gli era stato richiesto da parte delle Parti Contraenti del Trattato. I Paesi industrializzati hanno cercato di bloccare il processo e di inventarsi nuove maniere di interpretare i diritti degli agricoltori, a tal punto da definire i diritti di proprietà intellettuale un buon sistema per tutelare gli agricoltori stessi. Un’occasione importante per ribadire cosa siano i diritti degli agricoltori, ma sciupata dal solito blocco dei paesi industrializzati.

L’altro gruppo di lavoro intersessionale era quello sul miglioramento del Sistema Multilaterale del Trattato, istituito grazie ad una raccomandazione dell’Organo direttivo del 2013 in Oman. Tale gruppo aveva il compito di definire un sistema vincolante di accesso alle sementi contenute nelle banche di germoplasma da parte di ricercatori e industrie sementiere, tramite regole e pagamenti obbligatori. Il mandato era dunque molto complicato e, dopo due rinnovi, era prevista la fine del gruppo di lavoro per poter arrivare ad un accordo tra le parti e, di conseguenza, all’avvio di un sistema efficace di accesso alle risorse fitogenetiche. Sfortunatamente, come abbiamo già raccontato negli ultimi mesi[1], il gruppo di lavoro non è riuscito ad arrivare all’Organo direttivo con un accordo.

Quindi, le due questioni che sono state portate all’incontro della scorsa settimana sono due temi che minacciano le basi del Trattato stesso:

  • garantire un’effettiva distribuzione di benefici derivanti dall’utilizzo del materiale depositato nel Sistema Multilaterale (fino ad oggi invece basato su donazioni volontarie da parte degli Stati);
  • estendere l’ambito di applicazione delle regole di accesso al materiale genetico depositato nel Sistema Multilaterale, anche alle informazioni genetiche (DSI, Digital Sequence Information) relative a quel materiale.

Due temi di grande rilevanza, su cui le parti contraenti del Trattato avrebbero dovuto formulare una decisione finale al fine di garantire un avanzamento nell’implementazione del Trattato stesso.

Purtroppo, l’Organo direttivo, guidato dalla Presidente americana Christine Dawson, ha disatteso completamente le aspettative e, anzi, ha fatto regredire le negoziazioni portate avanti nei gruppi di lavoro. Innanzitutto, la procedura delle discussioni è stata poco chiara e trasparente: il gruppo di contatto sul Sistema Multilaterale – composto da pochi Stati che si sono ritrovati a negoziare su questioni specifiche inaffrontabili in plenaria a causa di limitazioni di tempo – è stato creato solamente il terzo giorno di negoziazioni, mentre invece avrebbe potuto iniziare sin dal primo in virtù del fatto che i punti di discordia erano già ben noti. Secondo poi, il gruppo ha visto la partecipazione di soli due stati per regione, determinando un forte sbilanciamento, poiché il Nord America con due stati aveva due rappresentanti e l’Africa con 50 stati ne aveva comunque due. Infine, non era ammessa la presenza di osservatori, neanche degli altri Stati membri del Trattato.

In così poco tempo e con questa conformazione, il gruppo di contatto non ha portato a nuove soluzioni o compromessi. Alla fine, i paesi industrializzati, con poche argomentazioni, hanno preferito delegare la questione DSI ad altri spazi – come la Convenzione sulla Diversità Biologica e la Commissione sulle Risorse Genetiche per l’Alimentazione e l’Agricoltura della FAO – quasi a dire che nelle sedi di questo Trattato non ci sono le competenze necessarie per giudicare tale argomento.

Dal momento che l’innovazione tecnologica sta portando alla creazione di nuove sementi con le sole informazioni genetiche digitalizzate (DSI), le industrie sementiere e i paesi che esse supportano accettano un pagamento obbligatorio sul materiale, ma lo rifiutano sulle informazioni, poiché non ci sarà più bisogno di accedere al materiale genetico fisico, ma solo alle informazioni. Senza una regolamentazione, le industrie sementiere potranno accedere alle informazioni genetiche senza nessun sistema di distribuzione di benefici o altre misure che ne regolano l’accesso.

I Paesi in Via di Sviluppo non accettano questa condizione, proteggendo di fatto i propri contadini e popoli indigeni che tutti i giorni, con molte difficoltà, mantengono la biodiversità nei propri campi e che – eventualmente – interagiscono con le banche del germoplasma per inserire il materiale nel Sistema Multilaterale.

L’ottavo Organo direttivo, sarà quindi ricordato come il colpo di mano dei paesi industrializzati per evitare qualunque regolamentazione sulle DSI e consentire così alle grandi multinazionali sementiere di poter registrare brevetti o diritti di acquisizione su prodotti ottenuti usando DSI.

Le parti contraenti hanno comunque adottato una serie di altre risoluzioni:

  • il proseguo del lavoro del gruppo di esperti sui diritti degli agricoltori;
  • la nascita del nuovo gruppo di lavoro sull’uso sostenibile e la conservazione delle risorse genetiche;
  • la nuova strategia finanziaria, pur senza una vera fonte di finanziamento che sarebbe dovuta emergere dalla revisione del sistema di condivisione dei benefici.

In ogni caso, come anche molti Stati hanno notato con frustrazione, il mancato miglioramento del Sistema Multilaterale indica che è arrivato il momento di interrogarsi sul futuro del Trattato, specialmente sul problema del ripetuto blocco della sua implementazione su tutti i fronti da parte di alcuni Stati.

Riguardo il gruppo di esperti sui Diritti degli Agricoltori (art 9), infatti, si è deciso che il mandato del gruppo rimane lo stesso, aumentando di due posti (su 40 disponibili) gli esperti delle organizzazioni di agricoltori. Questo cambiamento, così limitato, non permetterà quindi al gruppo di esperti di arrivare al prossimo Organo direttivo con delle linee guida su come si dovrebbero implementare i diritti degli agricoltori a livello nazionale, ma solo con una serie di casi studi, che avvalleranno anche le ipotesi più fantasiose di implementazione del diritto degli agricoltori.

Al termine del lungo incontro, la Presidente dell’Organo direttivo non ha dato possibilità alcuna di fare interventi conclusivi. Soltanto il Camerun è riuscito ad esprimere la propria frustrazione nell’ultimo intervento prima della chiusura, chiedendo alla Presidente di riflettere sul suo effettivo contribuito durante l’Organo direttivo per l’implementazione dei diritti degli agricoltori o per una maggior sicurezza alimentare.

In conclusione, non si può dire che l’Organo direttivo sia stato un successo quest’anno. Sebbene ci sia stata una grande ed effettiva partecipazione del Comitato Internazionale di Pianificazione per la Sovranità Alimentare, facilitato da Crocevia – che ha supportato gli Stati africani, dell’America Latina, dell’Asia e del Medio Oriente – la Presidente è riuscita a tenere il comando della riunione lasciando poco spazio al dialogo e alla trasparenza, spingendo per posticipare qualsiasi discussione concreta, come fanno già da tempo i rappresentanti dell’UE e dei paesi più industrializzati.

Nonostante le posizioni ferme da parte degli Stati del Sud del Mondo, la Presidente ha preferito chiudere la riunione scrivendo in una risoluzione che non c’è stato consenso. Un fatto mai accaduto prima. La mancanza di comprensione e di dialogo a seguito del blocco di Europa, Nord America e Australia, fa riflettere sul fatto che gli interessi commerciali non siano compatibili con i diritti umani, in questo caso i diritti degli agricoltori.

Ora bisognerà attendere altri due anni fino al prossimo Organo direttivo del 2021. Nel frattempo, le industrie sementiere possono godere di questo spazio di tempo per accaparrarsi la maggior parte delle informazioni delle risorse genetiche presenti nei database delle banche di germoplasma.

L’unica arma rimasta ai contadini è di rifiutarsi di collaborare con il Sistema Multilaterale e le banche del germoplasma, anche se questo non sarebbe un atteggiamento conforme allo spirito del Trattato. Il Sistema Multilaterale è un quadro legale che serve sia ai contadini che a tutti gli utilizzatori delle risorse fitogenetiche. La morte del Trattato andrebbe a favore delle leggi che promuovono i brevetti e proteggono i profitti delle industrie sementiere, dato che il Trattato è l’unico strumento che riconosce i diritti degli agricoltori sulle sementi.

Noi continueremo ad impegnarci per far sì che i diritti umani dei contadini vengano sempre riconosciuti e che prevalgano sui diritti commerciali delle industrie sementiere.


[1] Per approfondimenti:

https://www.croceviaterra.it/diritti-dei-contadini-alle-sementi/evitare-brevetti-sementi-contadine-rimandata/;

https://www.croceviaterra.it/diritti-dei-contadini-alle-sementi/trattato-diritti-contadini-collasso/

Autore: Stefano Mori

Editing: Antonio Onorati

Web Content Editor: Eleonora Mancinotti