Le prove che Coldiretti era contraria ai nuovi OGM

Oggi è tra i principali sponsor dei nuovi OGM, che ha definito “genetica green no OGM“. Ma Coldiretti era contraria alle New Genomic Techniques, e portava avanti preoccupazioni simili a quelle delle organizzazioni contadine e della società civile che tutt’ora si oppongono a una deregolamentazione. Sebbene l’organizzazione di categoria abbia fatto una inversione a U rispetto alle posizioni di qualche anno fa, le prove sono contenute in un documento che riporta gli esiti della consultazione svolta dal Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita (CNBBSV) nel 2017 con i principali portatori di interesse sul tema delle New Breeding Techniques (come ancora erano definite prima dei vari cambi di nomenclatura). Riportiamo di seguito gli estratti in cui è citata la Coldiretti e cogliamo l’occasione per chiedere ai suoi vertici il perché di questo cambio di casacca, visto che dimostrano di sapere perfettamente l’impatto negativo che potrebbe generare sui loro stessi associati.

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Contrariamente a quanto riportato come sintesi di tutte le consultazioni, Coldiretti ritiene che le varietà vegetali, frutto delle nuove tecniche, debbano essere considerate sotto il duplice profilo del prodotto in sé e del procedimento seguito per ottenerlo, comprendendole nella definizione di OGM (organismo il cui materiale genetico sia stato modificato in modo diverso da quanto avviene in natura con l’accoppiamento e/o la ricombinazione genetica naturale).

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Coldiretti ritiene che l’applicazione delle disposizioni della Direttiva 2001/18/EC alle NBT sia necessaria in considerazione dei rischi collegati a tali tecniche sul piano della trasparenza, poiché esse rendono sostanzialmente impossibile la distinzione della pianta modificata da quella non modificata con gravi ripercussioni, anche sotto il profilo economico, sugli altri tipi di coltivazione, specialmente nel comparto delle colture biologiche

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Coldiretti ritiene che la Commissione Europea, attraverso le più recenti disposizioni, riconosca agli agricoltori e alle comunità agricole il ruolo di custodi delle varietà vegetali e assicuri la conservazione e valorizzazione della biodiversità attraverso l’impiego e la sperimentazione di metodi di riproduzione rigorosamente non brevettabili.

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Coldiretti ritiene che l’esempio dei Paesi dove le NBT sono impiegate ne ha evidenziato la scarsa utilità pratica essendo, sinora, documentato il loro impiego per obiettivi di scarso interesse e con effetti non ancora definiti. Tali tecniche favorirebbero l’omologazione e ridurrebbero i caratteri di tipicità, biodiversità e la distinzione del made in Italy.

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Coldiretti ritiene che non vi siano particolari benefici per l’agricoltura nazionale in seguito all’applicazione delle NBT.

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